mercoledì 24 aprile 2013

Autoritratto


Sull'evoluzione a 360°



Titolo: nuovi ventri, corpi elettronici e disordini architettonici
Autore: Maria Luisa Palumbo
Editore: Testo & Immagine
Collana: Universale di architettura
Sezione: La Rivoluzione Informatica
Il libro “Nuovi Ventri, corpi elettronici e disordini architettonici” di Maria Luisa Palumbo indaga il rapporto che intercorre tra corpo umano e macchina attraverso le diverse concezioni che si sono susseguite nella storia.
Nella prima parte, “La dismisura del corpo”, cominciando da Vitruvio e dal Rinascimento, viene esaminato il concetto di corpo umano come paradigma per lo spazio architettonico, come linea guida per la ricerca di un'armonia superiore, si prosegue poi con le correnti settecentesche che propongono l'accordo delle forme architettoniche con le leggi dei sensi piuttosto che con le geometrie dell'uomo, poiché l'occhio umano non ha la capacità di cogliere tutti i rapporti proporzionali attraverso un unico punto di vista, alla fine dell'Ottocento il corpo appare ormai come un sistema psicofisico complesso, in cui la componente psicologica riveste ormai un ruolo impossibile da sminuire, durante il Bauhaus in cui il corpo è divenuto uno strumento d'esplorazione, una macchina estendibile e modificabile, fino ad arrivare con Stelarc al concetto di cyborg.
Si capisce quindi che il corpo è ormai un sistema bioelettronico,  che può consentire una convergenza sempre più forte tra il corpo come sistema vivente e l'architettura.
Nella seconda parte “Il progetto del caos” Maria Luisa Palumbo analizza l'evoluzione di questi pensieri a partire dagli anni '80 con le utopie architettoniche, l'aspirazione dell'architettura a ridurre sempre di più la dimensione statica. In questo passaggio l'architettura si frastaglia, si stratifica, si disarticola, la realtà diventa un insieme di linee e fratture, lo spazio diventa prima percorribile piuttosto che abitabile, fino alla completa deformazione. “Il viaggio del corpo nell'architettura si trasforma così in un viaggio all'interno di un'architettura corporea, in un umido ventre elettronico e sottomarino, dove materia inerte e materia vivente cercano un nuovo punto di incontro e di continuità”.
Nell'ultima parte “La logica della complessità” il per corso si chiude con l'aspirazione dell'architettura a diventare corpo, chiara inversione rispetto al punto di inizio in cui era il corpo umano a cercare di “farsi architettura”, rendendo evidente la necessità di trasformare il paradigma informatico per poter mediare i codici di informazione del corpo e della tecnica.
Questo volume è stato stampato nel gennaio del 2001, il che può sembrare una cosa di poco conto, eppure è impressionante osservare come nell'ultimo capitolo vengano considerate delle possibilità del rapporto uomo/macchina che oggi nel 2013 fanno parte della nostra realtà quotidiana.
Ad esempio il Machine Learning oggi ha trovato infiniti campi di applicazione: dai programmi di gioco (per es. TD-Gammon, ma anche il celeberrimo 20q), sistemi utilizzati dalla NASA per la classificazione di oggetti celesti (Palomar Observatory Sky Survey), veicoli controllati da computer (ALVINN), sistemi di riconoscimento vocale (Siri). 
Nella società attuale il ritmo di evoluzione è frenetico, la distanza tra l'oggi ed il futuro è sempre minore (si pensi con divertimento a Star Trek, nel paesaggio di questa serie sono state sempre presenti tecnologie avanzatissime, i fan della prima ora avranno sicuramente giudicato irrealizzabili la maggior parte degli strumenti, eppure erano stati anticipati di appena una quarantina d'anni oggetti che per noi fanno parte della quotidianità, come computer palmari, tablet, persino i monitor dei parametri vitali sono diventati d'uso comune in ogni reparto di terapia intensiva dopo il successo del telefilm!).
Il mondo intorno a noi è in costante evoluzione, in continuo divenire, la tecnologia permea tutte le nostre relazioni, ma l'architettura? Quanto dovremo aspettare perché ciò che ora appare come una soluzione fantasiosa e futurista arrivi nelle case di tutti?

mercoledì 10 aprile 2013

Nuove sostanze


"Il paesaggio quale fondamentale paradigma della creazione dell'architettura è diventato, anche grazie a questo fronte di riflessione sulle residualità, parola di riferimento. […] non si tratta di circoscrivere e recintare aree verdi […] si tratta al contrario di creare nuovi pezzi di città integrate dove accanto a una forte presenza di natura siano presenti quell'insieme interagente di attività della società dell'informazione. […] La natura cui questa concezione del paesaggio guarda non è più quella floreale o liberty o neanche quella dei maestri dell'organicismo. È diventata molto più complessa, molto più cattiva, molto più "nascosta", come diceva già Eraclito, ed è sondata anche dagli architetti con occhio anti romantico attraverso i formalismi nuovi della scienza contemporanea. […] mette l'architettura a confronto con le frontiere di ricerca più avanzate dalla biologia all'ingegneria alle nuove fertili aree di sovrapposizione come la morfogenesi, la bioingegneria eccetera." Antonino Saggio - Nuove Sostanze


Nella società contemporanea le grandi metropoli di tutto il mondo presentano caratteristiche comuni sotto il profilo architettonico, è pertanto sempre più difficile realizzare costruzioni con elementi peculiari di una nazione. In questa ottica mi appaiono particolarmente significative le parole di Le Corbusier del 1936: "Come arricchire le proprie forze creative? Non abbandonandosi a delle riviste di architettura, ma partendo alla scoperta del dominio insondabile delle ricchezze della natura, là è veramente la lezione per l'architettura; […] la natura ci offre lo spettacolo di ogni cosa, dall'interno all'esterno." Trovo interessante l'evoluzione del rapporto con la natura, inizialmente percepito come un qualcosa di indipendente dall'uomo, un modello perfetto al quale aspirare (penso ovviamente alle architetture di Gaudì, ma anche alla Festspielehaus di H. Poelzig a Berlino, a Le Corbusier stesso..), successivamente rivolto al dialogo con essa, alla continua ricerca per il suo recupero soprattutto nell'ambito dell'alta densità metropolitana, "..nella città la natura può vivere solo grazie all'assistenza della tecnica la stessa che ha compromesso la natura come paesaggio abituale” (N. E J. Todd).
E' quindi grazie agli strumenti dell'era informatica che va recuperato il rapporto con la natura, attraverso un sistema complesso ed intrecciato con il quale la natura e l'artificio collaborino nella costruzione del paesaggio.