venerdì 5 ottobre 2012

Paolo Bürgi


Paolo Bürgi è una delle figure più interessanti della paesaggistica contemporanea. Diplomato in architettura del paesaggio alla Scuola di Ingegneria di Rapperswi, dal 1975 insegna alla Graduate School of Fine Arts presso l'Università di Pennsylvania, e dal 1997 all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Il suo studio si trova nella sua città natale di Camorino nel Canton Ticino, dove svolge la sua attività professionale mirata per lo più alla realizzazione di spazi aperti, pubblici e privati, e alla partecipazione a numerosi concorsi.
L'architetto paesaggista Paolo L. Bürgi viene presentato da C. Magnani come un orologiaio svizzero venendo posto quindi sullo stesso livello di Le Corbusier. Questa definizione ha origine dalla grande precisione e meticolosità dimostrata nei suoi progetti. Riprova della sua responsabilità nel progettare è la continua ricerca allo scopo di creare continuità concettuale tra paesaggio storico e culturale attraverso una geometria protoeuclidea che lo rende, più che un architetto paesaggista, un vero e proprio landArtist.
Riguardo la sua filosofia progettuale, Paolo Bürgi rivela di essersi ispirato a "Il mondo nuovo" di Giandomenico Tiepolo, ne riprende infatti numerosi temi come l'arcano, la sorpresa, l'invito alla scoperta, la ricerca del bello, lo spazio riservato all'immaginazione, la tematica del 'sottosopra'...
Bürgi si rapporta al progetto come ad un racconto che deve permettere ai visitatori, di guardare i luoghi con altri occhi, nel farlo sceglie di utilizzare degli espedienti visivi per incentivare la curiosità.

Cardada, Ripensare una montagna”

(Progetto vincitore del Premio Europeo del Paesaggio Rosa Barba in occasione della terza Biennale Europea del Paesaggio di Barcellona nel 2003)
In questo progetto Paolo Bürgi si scontra con la necessità di riqualificare una montagna che per molti aspetti assomiglia ad una periferia urbana, viene chiamato a ricostruire la funivia preesistente per rivalutare il paesaggio circostante. Molto interessante è il processo che ha portato alla nascita di questa sistemazione paesaggistica, infatti in tutte le fasi evolutive sono stati ascoltati i commenti con tutte le parti in causa, fra cui numerose associazioni locali.
L'intervento di Bürgi si frammenta in una serie di episodi lungo la funivia, nei quali si sforza di inserire elementi che valorizzino la storia e la tradizione locale con lo scopo di creare un racconto chiaro e continuo.
Il primo episodio è lo spazio all'arrivo della funivia, luogo di raccolta e di partenza del percorso.
Questa piazza è caratterizzata da una pavimentazione regolare in lastre di granito, nel rispetto della tradizione locale per cui il granito è un tipico materiale per gli spazi aperti ticinesi. La disposizione delle lastre fa in modo che le fughe si amplino allontanandosi dalla stazione fino a quando il granito cede il posto all'erba conducendo il visitatore dall'ambiente urbano a quello naturale.
Da questo punto è possibile procedere fino al promontorio oppure lungo il percorso ludico che giunge fino all'osservatorio geologico.
Si arriva al promontorio attraverso un dolce declivio in cui la vista panoramica è oscurata dall'altezza degli alberi, qui l'architetto sceglie di recuperare il punto di vista panoramico senza incidere sulla natura, creando una leggerissima passerella d'acciaio che si slancia per quarantacinque metri fra e oltre gli abeti.
Questa scelta progettuale non è interessante solo dal punto di vista di salvaguardia della natura, ma anche da un punto di vista estremamente pratico, infatti preferendo un intervento più brusco sia sarebbe stato necessario il taglio delle alberature (un'operazione che presentava problemi legati alla manutenzione, ovvero la necessità di effettuare il taglio ogni cinque anni), sia sarebbe entrato in contrasto con i principi filosofici del progetto stesso.
Ancora si ripresenta il desiderio di raccontare come un libro tutte le storie che hanno portato a quel paesaggio: nel pavimento di granito vengono incise infatti, tutte le più importanti tappe degli esseri viventi (dal DNA fino all'universo, passando attraverso la cellula, i tessuti e così via).
Tutto il promontorio è studiato per mettere a suo agio il visitatore, che rassicurato dalla solidità del granito sotto i suoi piedi arriverà allo sbalzo finale senza l'impedimento visivo di una ringhiera troppo imponente, ma tuttavia a proprio agio su un percorso sospeso nel vuoto.
Il terzo episodio è il percorso ludico, un'esperienza educativa costellata da vari ambienti, differenziati tra loro dalle essenze vegetali e dai profumi, e da vari giochi, basati su principi di fisica.
In fondo al circuito si giunge finalmente all'osservatorio geologico a 1670 m di altitudine. In questo punto una piattaforma palesa allo sguardo dei visitatori il punto in cui è avvenuto lo spostamento tra la falda europea e quella africana.
Questo disco, diviso a metà da una sottile riga rossa, è sormontato da una serie di rocce incastonate nel cemento, che non sono altro che le rocce caratterizzanti l'uno e l'altro continente. Le rocce europee variano dal bianco al grigio, e in quanto più recenti si trovano vicine alla linea rossa; si trovano più lontane quelle più antiche africane, che variano dal giallo al rosso.
Questo disco di cemento è anch'esso sbalzato verso l'esterno permettendo un ampio affaccio sulla vallata.
In questo progetto è oltremodo evidente l'intento narrativo ed educativo di Paolo Bürgi, che attraverso i numerosi indizi disseminati su tutta la Cardada, incuriosisce i visitatori avvicinandoli alla storia locale.

Fonti:  www.burgi.ch