Paolo
Bürgi
è una delle figure più interessanti della paesaggistica
contemporanea. Diplomato in architettura del paesaggio alla Scuola di
Ingegneria di Rapperswi, dal 1975 insegna alla Graduate School of
Fine Arts presso l'Università di Pennsylvania, e dal 1997
all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Il suo studio
si trova nella sua città natale di Camorino nel Canton Ticino, dove
svolge la sua attività professionale mirata per lo più alla
realizzazione di spazi aperti, pubblici e privati, e alla
partecipazione a numerosi concorsi.
L'architetto
paesaggista Paolo L. Bürgi
viene presentato da C. Magnani come un orologiaio svizzero venendo
posto quindi sullo stesso livello di Le Corbusier. Questa definizione
ha origine dalla grande precisione e meticolosità dimostrata nei
suoi progetti. Riprova della sua responsabilità nel progettare è
la continua ricerca allo scopo di creare continuità concettuale tra
paesaggio storico e culturale attraverso una geometria protoeuclidea
che lo rende, più che un architetto paesaggista, un vero e proprio
landArtist.
Riguardo
la sua filosofia progettuale, Paolo Bürgi
rivela di essersi ispirato a "Il mondo nuovo" di
Giandomenico Tiepolo, ne riprende infatti numerosi temi come
l'arcano, la sorpresa, l'invito alla scoperta, la ricerca del bello,
lo spazio riservato all'immaginazione, la tematica del
'sottosopra'...
Bürgi
si rapporta al progetto come ad un racconto che deve permettere ai
visitatori, di guardare i luoghi con altri occhi, nel farlo sceglie
di utilizzare degli espedienti visivi per incentivare la curiosità.
“Cardada,
Ripensare una montagna”
(Progetto
vincitore del Premio Europeo del Paesaggio Rosa Barba in occasione
della terza Biennale Europea del Paesaggio di Barcellona nel 2003)
In
questo progetto Paolo Bürgi
si scontra con la necessità di riqualificare una montagna che per
molti aspetti assomiglia ad una periferia urbana, viene chiamato a
ricostruire la funivia preesistente per rivalutare il paesaggio
circostante. Molto interessante è il processo che ha portato alla
nascita di questa sistemazione paesaggistica, infatti in tutte le
fasi evolutive sono stati ascoltati i commenti con tutte le parti in
causa, fra cui numerose associazioni locali.
L'intervento
di Bürgi si frammenta in una serie di episodi lungo la funivia, nei
quali si sforza di inserire elementi che valorizzino la storia e la
tradizione locale con lo scopo di creare un racconto chiaro e
continuo.
Il
primo episodio è lo spazio all'arrivo della funivia, luogo di
raccolta e di partenza del percorso.
Questa
piazza è caratterizzata da una pavimentazione regolare in lastre di
granito, nel rispetto della tradizione locale per cui il granito è
un tipico materiale per gli spazi aperti ticinesi. La disposizione
delle lastre fa in modo che le fughe si amplino allontanandosi dalla
stazione fino a quando il granito cede il posto all'erba conducendo
il visitatore dall'ambiente urbano a quello naturale.
Da
questo punto è possibile procedere fino al promontorio oppure lungo
il percorso ludico che giunge fino all'osservatorio geologico.
Si
arriva al promontorio attraverso un dolce declivio in cui la vista
panoramica è oscurata dall'altezza degli alberi, qui l'architetto
sceglie di recuperare il punto di vista panoramico senza incidere
sulla natura, creando una leggerissima passerella d'acciaio che si
slancia per quarantacinque metri fra e oltre gli abeti.
Questa
scelta progettuale non è interessante solo dal punto di vista di
salvaguardia della natura, ma anche da un punto di vista estremamente
pratico, infatti preferendo un intervento più brusco sia sarebbe
stato necessario il taglio delle alberature (un'operazione che
presentava problemi legati alla manutenzione, ovvero la necessità di
effettuare il taglio ogni cinque anni), sia sarebbe entrato in
contrasto con i principi filosofici del progetto stesso.
Ancora
si ripresenta il desiderio di raccontare come un libro tutte le
storie che hanno portato a quel paesaggio: nel pavimento di granito
vengono incise infatti, tutte le più importanti tappe degli esseri
viventi (dal DNA fino all'universo, passando attraverso la cellula, i
tessuti e così via).
Tutto
il promontorio è studiato per mettere a suo agio il visitatore, che
rassicurato dalla solidità del granito sotto i suoi piedi arriverà
allo sbalzo finale senza l'impedimento visivo di una ringhiera troppo
imponente, ma tuttavia a proprio agio su un percorso sospeso nel
vuoto.
Il
terzo episodio è il percorso ludico, un'esperienza educativa
costellata da vari ambienti, differenziati tra loro dalle essenze
vegetali e dai profumi, e da vari giochi, basati su principi di
fisica.
In
fondo al circuito si giunge finalmente all'osservatorio geologico a
1670 m di altitudine. In questo punto una piattaforma palesa allo
sguardo dei visitatori il punto in cui è avvenuto lo spostamento tra
la falda europea e quella africana.
Questo
disco, diviso a metà da una sottile riga rossa, è sormontato da una
serie di rocce incastonate nel cemento, che non sono altro che le
rocce caratterizzanti l'uno e l'altro continente. Le rocce europee
variano dal bianco al grigio, e in quanto più recenti si trovano
vicine alla linea rossa; si trovano più lontane quelle più antiche
africane, che variano dal giallo al rosso.
Questo
disco di cemento è anch'esso sbalzato verso l'esterno permettendo un
ampio affaccio sulla vallata.
In
questo progetto è oltremodo evidente l'intento narrativo ed
educativo di Paolo Bürgi, che attraverso i numerosi indizi
disseminati su tutta la Cardada, incuriosisce i visitatori
avvicinandoli alla storia locale.
Fonti: www.burgi.ch